LA CRISI STRUTTURALE: IMPONDERABILITA’ DEL MEDIO TERMINE

En el encuentro convocado en San Cristóbal de las Casas por el Ejército Zapatista de Liberación Nacional, la Universidad de la Tierra y la revista Contrahistorias para rendir homenaje al recientemente fallecido Andrés Aubry, participan el historiador

Traduzione di Resistenza Antisistema rivista ed approvata da Immanuel Wallerstein (testo originale)

Ho già espresso perchè ritengo che il sistema-mondo capitalista sia in una crisi strutturale e come questo porti ad una lotta politica mondiale su quale delle due uscite possibili debba prevalere: una che risulti in un sistema non-capitalista che mantenga tutti i peggiori elementi del capitalismo (gerarchia, sfruttamento e polarizzazione), oppure una che getti le basi per un sistema che sia basato su una democratizzazione e un egualitarismo relativi, un tipo di sistema che non è ancora mai esistito. Ci sono comunque tre imponderabilità nel processo di transizione sistemica. Si tratta di tre elementi le cui radici si trovano negli sviluppi storici del sistema-mondo moderno e che potrebbero in qualche modo “esplodere” in maniera estremamente distruttiva nei prossimi venti o trent’anni, con conseguenze molto incerte per la lotta politica mondiale.

Queste tre imponderabilità sono i cambiamenti climatici, le pandemie e gli armamenti nucleari. La loro imponderabilità non è legata al pericolo che rappresentano per l’umanità, ma a quel che riguarda le tempistiche di ogni disastro. La nostra conoscenza su ognuno dei tre aspetti è vasta ma ci sono incertezze e differenze di punti di vista sufficienti tra chi li ha studiati seriamente che non credo che possiamo essere sicuri di ciò che succederà. Discutiamoli uno alla volta.

I cambiamenti climatici sembrano essere una realtà indiscutibile, fatta eccezione per coloro che rinnegano questa realtà per motivi politici o ideologici. Inoltre, tutto ciò che ha causato il cambiamento climatico sta accelerando invece di rallentare. Le differenze politiche tra stati più o meno abbienti su cosa bisognerebbe fare riguardo al cambiamento climatico sembrano rendere irraggiungibile un eventuale accordo che ne mitigherebbe i rischi.

Comunque, la complessità ecologica della Terra è cosi ampia e questi cambiamenti cosi estesi che non sappiamo quali riassestamenti si verificheranno. Sembra evidente che il livello delle acque salirà, anzi stà già salendo, con conseguente rischio per vaste aree di terra di ritrovarsi sommerse. Sembra altresì evidente che la media delle temperature in varie parti del mondo cambierà, anzi sta già cambiando. Questo potrebbe però risultare anche in uno spostamento della localizzazione della produzione alimentare ed energetica in zone diverse in maniera che si possano in qualche modo “compensare” i gravi danni subiti da altre aree.

La stessa cosa sembra essere vera per le pandemie. Gli enormi “passi avanti” della medicina mondiale nell’ultimo centinaio di anni, che sembravano aver messo sotto controllo così tante malattie, hanno creato allo stesso tempo una situazione in cui l’antico nemico dell’umanità, i germi, sono diventati più resistenti e hanno trovato nuove forme e malattie che le nostre forze mediche trovano molto difficili da combattere.

D’altro canto sembra che stiamo iniziando ad imparare che i germi possono a volte essere i migliori amici dell’umanità. Ancora una volta la nostra conoscenza sembrava ampia ma, dopotutto, si è dimostrata essere pietosamente ridotta. In questa corsa contro il tempo, quanto impareremo veloci? E quanto dobbiamo invece disimparare per sopravvivere?

Infine c’è la guerra nucleare. Ho argomentato di come ci sarà una significativa proliferazione nucleare nella prossima decade ma non ritengo che questo possa essere un pericolo in termini di equilibrio militare tra gli stati, anzi quasi il contrario. Le armi nucleari sono essenzialmente armi di difesa e quindi riducono, non aumentano, la probabilità di guerre tra stati.

Eppure, anche qui ci sono varie imponderabilità. Le motivazioni degli attori non-statali non sono necessariamente le stesse ed esistono alcune certezze su chi vorrebbe mettere le proprie mani su quelle armi (cosi come sulle armi chimiche e biologiche) ed utilizzarle. In più, la scarsa capacità di alcuni stati di proteggere armi di questo tipo dalla vendita o dal furto potrebbe facilitarne l’acquisizione da parte degli attori non-statali. Infine, l’utilizzo attuale di queste armi è necessariamente nelle mani di pochi individui e la possibilità di un agente “canaglia”, come in Dottor. Stranamore, non deve essere mai scartata.

E’ perfettamente possibile che il mondo influenzi la transizione globale verso uno o più sistemi-mondo nuovi senza che nessuna di queste catastrofi si verifichi, però è anche possibile il contrario. Se influenzerà la transizione sarebbe altrettanto possibile che il nuovo sistema-mondo adotterà le misure necessarie a ridurre (o addirittura eliminare) la possibilità che queste catastrofi si verifichino.

Ovviamente non possiamo restare seduti a guardare quello che succede. Dobbiamo utilizzare qualunque mezzo abbiamo nell’immediato presente per minimizzare la possibilità di “esplosione” di una qualunque tra queste imponderabilità. Comunque, finché ci troveremo nel sistema-mondo moderno, quello che possiamo ottenere politicamente è limitato. Ecco perchè le chiamo imponderabilità: non possiamo sapere cosa succederà veramente e quale effetto avrà sulla transizione.

Lasciatemi spiegare meglio. Nessuno di questi eventi pericolosi metterà fine al processo di transizione strutturale ma potrebbe influenzare seriamente l’equilibrio delle forze politiche in lotta. Sembra già chiaro che una delle reazioni principali della gente a questi pericoli è quella di chiudersi in maniera protezionistica e xenofoba, rafforzando di conseguenza la mano di chi sta cercando di creare un sistema oppressivo (anche se dovesse essere uno non-capitalista). Questa tendenza è già visibile quasi ovunque e significa che coloro che cercano un sistema che sia relativamente democratico ed ugualitario devono essere più chiari su cosa stia succedendo e lavorare più duramente nello sviluppo di strategie politiche che possano contrastare questa tendenza.

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